Se guardiamo al vintage come un recupero di forme e stili in realtà è sempre esistito. Possiamo dire che è una costante di tutta la moda.
Si può utilizzare un gioco di parole per dire che “la moda era vintage ancor prima che il vintage diventasse una moda.
Se guardiamo agli anni 60 non possiamo non notare un parallelismo di forme e stili con i gloriosi anni 20. Negli uni come negli altri abbiamo i vestiti corti, le linee a sacco, una silhouette libera e giocosa, il capello a caschetto.
Si può utilizzare un gioco di parole per dire che “la moda era vintage ancor prima che il vintage diventasse una moda.
Se guardiamo agli anni 60 non possiamo non notare un parallelismo di forme e stili con i gloriosi anni 20. Negli uni come negli altri abbiamo i vestiti corti, le linee a sacco, una silhouette libera e giocosa, il capello a caschetto.
I primi anni 60 noti per il rock dei Beatles. I secondi per la musica Jazz. Gli anni 60 come gli anni 20 hanno anche un chiaro parallelismo sociale. Entrambi sono anni di rivoluzione e cambiamento
Il vintage è sempre esistito come contaminazione
I favolosi anni 60 sono anche gli anni in cui i protagonisti dello scenario musicale come ad esempio i gruppi di artisti eccentrici iniziano a ricercare nell’abbigliamento stili e tendenze di altre epoche e ad utilizzare abiti di seconda mano.
Il vintage è sempre esistito come contaminazione
I favolosi anni 60 sono anche gli anni in cui i protagonisti dello scenario musicale come ad esempio i gruppi di artisti eccentrici iniziano a ricercare nell’abbigliamento stili e tendenze di altre epoche e ad utilizzare abiti di seconda mano.
In questo modo il riuso diventa un’arte. Simbolo di un’avanguardia di un’élite di intellettuali che snobbano i grandi magazzini e disprezzano gli abiti ordinari indossati dalla borghesia.
Il vintage diventa una tendenza
Il vintage diventa una tendenza
Tendenza che ancor più si afferma nel decennio successivo. Il fenomeno si
espande e diventa più consapevole. Diventa un valore. Seppure ancora di
nicchia. Nascono i primi negozietti vintage. A Roma in particolar modo. Città che in quegli anni vive un vero e proprio fermento culturale.
Il vintage che in realtà è sempre esistito come contaminazione di stili diventa l’espressione dell’individualismo di giovani che vogliono uscire fuori dagli schemi. Giovani che desiderano in cuor loro distinguersi ma il cui portafoglio piange.
Con il passare del tempo questa tendenza dilaga. I negozietti stessi dall’essere specializzati e da collezione diventano il centro di attenzione di una fascia più ampia di clientela. Per arrivare agli anni 90 in cui il vintage diventa una moda. Moda amata dai più.
Il vintage che in realtà è sempre esistito come contaminazione di stili diventa l’espressione dell’individualismo di giovani che vogliono uscire fuori dagli schemi. Giovani che desiderano in cuor loro distinguersi ma il cui portafoglio piange.
Con il passare del tempo questa tendenza dilaga. I negozietti stessi dall’essere specializzati e da collezione diventano il centro di attenzione di una fascia più ampia di clientela. Per arrivare agli anni 90 in cui il vintage diventa una moda. Moda amata dai più.
Il vintage diventa un qualcosa di colto e viene inteso come il recupero di pezzi haute couture del passato o dei primi pezzi del pret-à-porter. Nasce il concetto di vintage come esclusività. Concetto che lo stesso vintage ancor oggi conserva.
Ovviamente al crescere della domanda e del suo valore i prezzi dei capi ed accessori vintage lievitano verso l’alto. La nuova tendenza si afferma sempre più negli anni 2000. Culmina con l’episodio del 2001 – episodio che consacra il vintage come vero e proprio stile – della cerimonia degli Oscar in cui Julia Robert ritira il suo premio indossando un bellissimo abito da sera bianco e nero di Valentino del 1992.
Il vintage che in realtà è sempre esistito dagli albori si arricchisce di un nuovo valore: non è bello ciò che è necessariamente nuovo, lo è ciò che resta bello nel corso del tempo.
Il vintage che in realtà è sempre esistito dagli albori si arricchisce di un nuovo valore: non è bello ciò che è necessariamente nuovo, lo è ciò che resta bello nel corso del tempo.
Su quest’onda l’amore per il vintage cresce fino a diventare green. Chi
acquista vintage acquista capi che resistono nel tempo e che sono simbolo di una scelta sostenibile che aiuta l’ambiente e non favorisce lo
sfruttamento della manodopera dei paesi del terzo mondo.
Il vintage è così un evergreen che è simbolo di gusto, bellezza e di amore per il pianeta e di chi ci vive. Con questo stesso spirito è nata la mia filosofia e la mia vetrina B vintage You
Visita la mia vetrina andando semplicemente qui!
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